Septoria, oidio, ruggini e fusariosi: quattro minacce per i cereali

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patologie fungine frumento

Le principali malattie dei cereali includono ruggini, septoriosi e oidio, prevalentemente a carico di foglie e steli, alle quali subentrano a fine ciclo colturale le fusariosi della spiga. Il controllo di queste patologie richiede quasi sempre l’applicazione di specifici fungicidi, da posizionarsi in momenti diversi della stagione in funzione delle patologie dominanti nell’area cerealicola interessata. Se contro ruggini, septoriosi e oidio sono consigliabili interventi durante la fase di levata delle colture (T2), per le fusariosi si deve invece intervenire a inizio fioritura (T3). Nel primo caso si salvaguarderà la capacità fotosintetica delle piante, in special modo della foglia bandiera, mentre nel secondo si proteggeranno le cariossidi in via di formazione e maturazione, scongiurando al contempo la formazione di pericolose micotossine. 

Buone pratiche agronomiche

Quali regole generali, vista la capacità dei patogeni di diffondere rapidamente negli appezzamenti, risulta innanzitutto fondamentale monitorare attentamente le coltivazioni, al fine di rilevare tempestivamente la presenza dei patogeni e quindi adottare le misure di controllo più appropriate. Di norma, è bene poi prediligere varietà resistenti alle diverse patologie, come pure seguire razionali avvicendamenti colturali ed equilibrati piani di concimazione. 

A seguire, alcune brevi descrizioni dei principali patogeni che attaccano i cereali in Italia durante la primavera. 

Le Ruggini dei cereali

Note sin dall’antichità per i danni che erano capaci di causare, le ruggini sono malattie che aggrediscono foglie e steli, intaccando in alcuni casi anche le spighe. Tre sono le specie di Ruggini che attaccano il frumento: 

  • La ruggine bruna (Puccinia recondita f.sp. tritici). 

  • La ruggine gialla (Puccinia striiformis f. sp. tritici).

  • La ruggine nera (Puccinia graminis f.sp. tritici).

La ruggine bruna è la specie più diffusa, rendendosi visibile sulle foglie tramite piccole macchie color arancione scuro, tali da ricordare appunto la ruggine. Queste macchie, presenti su ampie porzioni delle lamine fogliari, crescono poi sino a fondersi, realizzando aree di infezione più estese. Infine, sul lato inferiore delle foglie si formeranno pustole del medesimo colore che conterranno le spore fungine utili al proseguimento delle infezioni. Nei casi più gravi, la ruggine bruna può però comparire anche sulle spighe, sempre sotto forma di macchie di colore ruggine, riducendo la qualità e la resa del grano.

La ruggine gialla è anch’essa molto presente in Italia, soprattutto nelle regioni centrali del Paese. Produce macchie di color giallo-arancione a formare striature longitudinali lungo le foglie. Come visto per la ruggine bruna, anche per la ruggine gialla si formeranno poi le pustole di sporulazione sul lato inferiore delle foglie.

La ruggine nera, detta anche " lineare" o "ruggine dello stelo" compare tardivamente rispetto alle ruggini bruna e gialla, cioè quando le piante si avviano ormai alla maturazione tra fine maggio e inizio giugno. Oltre a interessare foglie e steli, con le tipiche macchine nerastre, la ruggine nera può intaccare anche le cariossidi e tutte le parti aeree della pianta.

Come sintomi comuni a tutte le ruggini, l'area della lamina fogliare intorno alle pustole va progressivamente incontro a necrosi, portando all’appassimento prematuro delle superfici fotosintetizzanti e compromettendo in tal modo la biosintesi di sostanza secca. Ciò è tanto più grave quanto più viene interessata la foglia bandiera, essendo questa responsabile di circa il 40% dei fotosintati che arricchiscono la granella. 

Le septoriosi dei cereali

Malattie fungine che colpiscono prevalentemente frumento e avena, le septoriosi sono causate da patogeni quali Septoria tritici e Stagonospora nodorum. La prima è quella che si manifesta con maggior frequenza, interessando soprattutto gli apparati fogliari. La seconda, più rara, può invece interessare anche i nodi, ravvisandosi nei casi peggiori - e se non controllata - anche sulle spighe. 

Leggermente diverse le condizioni richieste per l’ottimale sviluppo dei due patogeni, con Septoria tritici che trova un optimum termico fra i 15 e i 20°C, condizioni queste che di solito si verificano quando i cereali sono in fase di levata. Più alte le esigenze termiche di Stagonospora nodorum, la quale richiede almeno 20-27°C per svilupparsi al meglio. Per tali ragioni tende a riscontrarsi più tardivamente. 

Come sintomi, si nota la comparsa su foglie e culmo di macchie grigio-brune al centro di aree più giallastre, causate dall’arresto dei processi fotosintetici all’interno delle cellule. Se non contrastata, l’infezione porta alla necrosi di ampie porzioni degli apparati fotosintetizzanti della pianta, arrecando significativi cali delle rese finali. Analogamente a quanto visto per le ruggini, i danni più gravi si registrano quando a essere intaccata è la foglia bandiera, principale fonte per le cariossidi di carboidrati e proteine. 

Oidio del frumento (Erysiphe graminis D.C. f. sp. Tritici)

Noto anche come "mal bianco" o "nebbia" dei cereali, questo patogeno è presente in tutte le aree italiane di coltivazione del grano, provocando danni elevati in special modo nelle regioni più soggette a condizioni di elevata umidità e di prolungata nuvolosità durante lo sviluppo della coltura. La polvere biancastra sulle foglie riduce infatti sensibilmente la fotosintesi, compromettendo in tal modo la resa.

Fusariosi del frumento (molteplici patogeni)

A seguire i patogeni sopra elencati, i quali agiscono soprattutto su foglie e steli, gli ultimi patogeni ad attaccare i cereali sono gli agenti delle fusariosi delle spighe. Queste malattie, note anche come “scabbia”, attaccano infatti le cariossidi in via di formazione e maturazione, rappresentando quindi l’avversità chiave di ampie regioni cerealicole italiane. Numerosi sono gli agenti eziologici, appartenenti ai generi Fusarium e Microdochium. In Italia sono presenti per lo più Fusarium graminearum e Fusarium culmorum. Negli ultimi anni poi si manifesta sempre più frequentemente il Microdochium nivale che causa danni analoghi alla pianta, ma non risulta in grado di produrre micotossine.

Il momento più delicato per la coltura in tal senso è quello di inizio fioritura, poiché è in tale fase che una pioggia infettante può scatenare le infezioni. Grazie a un attento monitoraggio in campo si può facilmente individuare tale momento, poiché l’inizio fioritura è segnato dall’emissione delle antere nella porzione centrale della spiga. Se al momento giusto non vengono contrastate opportunamente, le fusariosi possono danneggiare visibilmente le cariossidi, producendo anche micotossine. Queste sostanze sono gravate da un profilo tossicologico molto negativo, tale per cui sono stati fissati limiti di Legge molto stringenti che se sforati impongono il ritiro di intere partite di prodotto. 

Per esempio, il DON (deossinivalenolo) è il contaminante più pericoloso in caso di infezioni di Fusarium. Il suo profilo tossicologico rivela infatti molteplici effetti negativi per la salute, imponendo per l’uomo una dose massima ammessa giornaliera pari a un solo microgrammo per chilo di peso corporeo. Approfondisci QUI

Per tali ragioni devono essere profusi i massimi sforzi per contrastare questa patologia nella fase fenologica della coltura in cui più si manifesta.