Piralide e Diabrotica: conoscerli per controllarli
Fin dalla germinazione il mais è soggetto ad attacchi di fitofagi, generalmente coleotteri e lepidotteri. Nel primo caso l’insetto chiave è soprattutto la Diabrotica (Diabrotica virgifera virgifera), le cui larve attaccano gli apparati radicali del mais in via di sviluppo. Altre larve, quelle della Piralide (Ostrinia nubilalis), attaccheranno in seguito la coltura a cavallo della fioritura, apportando danni alle spighe e aprendo la via alle proliferazioni di funghi produttori di micotossine.
Il controllo di questi parassiti necessita quindi di più applicazioni insetticide l’anno, la prima delle quali in forma di geoinsetticida distribuito nel solco di semina per contrastare la Diabrotica. In estate saranno poi le applicazioni a pieno campo a proteggere la coltura dalla Piralide, contribuendo se possibile a contenere anche gli adulti di Diabrotica in fase di attivo accoppiamento in quella finestra temporale.
Al fine di contrastare al meglio i due fitofagi è quindi bene conoscerne i cicli e i comportamenti, potendo in tal modo operare le scelte più opportune in termini fitosanitari.
Diabrotica: prima le larve, poi gli adulti
Originaria degli Stati Uniti la Diabrotica è un coleottero che attacca quasi esclusivamente il mais, arrecando i maggiori danni come larva, pur necessitando in alcuni casi di essere controllato anche come adulto. Capace di una sola generazione l’anno, spende la primavera allo stadio larvale a danno dell’apparato radicale del mais in via di sviluppo. In caso di popolazioni significative, le piante attaccate risultano fortemente indebolite e si allettano facilmente al suolo, salvo poi tentare di risollevarsi realizzando gomiti che conferiscono loro il caratteristico aspetto a “collo d’oca”. Ciò compromette il ciclo produttivo, penalizzandolo fortemente.
Danni sensibili si possono rilevare però anche in casi di attacchi meno drammatici, poiché gli apparati radicali perdono parte della loro capacità di estrarre acqua e nutrimento dal suolo, come pure sono molto più suscettibili a eventuali allettamenti dovuti a vento e temporali. Per tali ragioni è opportuno gestire la coltura in modo da minimizzare la pressione del patogeno, sia adottando calendari di semina precoci, quando possibile, sia distribuendo geoinsetticidi granulari nei solchi di semina. Pratica, questa, resa possibile dai microgranulatori abbinati alle comuni seminatrici da mais. Anche le rotazioni colturali possono aiutare in tal senso, poiché le popolazioni di Diabrotica crescono maggiormente nelle aziende in cui il mais è coltivato in monosuccessione. Fondamentale appare quindi il monitoraggio continuo degli appezzamenti, registrando nel tempo il numero di esemplari catturati al fine di valutare al meglio le azioni da intraprendere durante la stagione.
Giunta infine l’estate, avverrà la metamorfosi in adulti e questi tenderanno a nutrirsi di tessuti vegetali diversi, a partire dalle sete dei fiori femminili del mais. I danni in tale fase sono solitamente modesti, ma a fronte di popolazioni significative può divenire utile un trattamento fogliare con insetticidi al fine di abbatterne la popolazione. Ciò permetterà soprattutto di diminuire l’entità degli attacchi larvali nella stagione successiva.
Piralide, spighe e micotossine
A precedere di poco la presenza degli adulti di Diabrotica giunge l’attacco larvale di Piralide, parassita chiave presente negli areali più tradizionalmente maidicoli del Nord Italia. Anche nel caso di Ostrinia nubilalis la monosuccessione favorisce la presenza del fitofago, il quale può quindi produrre maggiori danni alla coltura quando sia coltivata in assenza di rotazioni. Danni che possono essere diretti o indiretti: i primi sono dovuti alle erosioni generate dalle larve nelle spighe in via di sviluppo, diminuendo i raccolti sia dal punto di vista quantitativo, sia qualitativo. Inoltre, a tali danni qualitativi dovuti alle cariossidi danneggiate si aggiungono altri danni indiretti, poiché lungo le gallerie scavate dalle larve di Piralide si sviluppano funghi saprofiti produttori di diverse micotossine, sostanze caratterizzate da profili tossicologici molto sfavorevoli. Per tale ragione sono stati previsti specifici limiti massimi residui anche per queste sostanze nocive naturali, sforando i quali le partite di prodotto non possono più essere avviate a commercio o utilizzo, né per l’alimentazione umana, né per quella animale.
Stress ambientali e proliferazioni di Fusarium: meglio prevenire
Molteplici le tossine che si possono sviluppare sulle spighe danneggiate, alcune delle quali favorite anche da alte temperature e scarsa disponibilità idrica, condizioni che inducono entrambe pesanti stress alla coltura. Nella normativa attuale sono previsti limiti stringenti per le fumonisine, in special modo per la B1, ma anche per le aflatossine prodotte da Aspergillus flavus. Ad esse si aggiungono zearalenone e DON, acronimo di deossinivalenolo, sostanze prodotte da funghi del genere Fusarium, analogamente alle fumonisine. Queste ultime derivano infatti essenzialmente da Fusarium verticillioides, mentre zearalenone e DON sono prodotte per lo più da Fusarium graminearum e Fusarium culmorum.
Le difese naturali del mais
Anche le piante di mais in via di sviluppo possono essere attaccate dalla Piralide durante la sua prima generazione, provocando le caratteristiche obliterazioni nelle foglie che divengono visibili una volta dispiegate. Tali danni non sono però di norma gravi, pur dando chiare indicazioni circa l’entità della popolazione del parassita. Questo non attacca però le piantine di mais quando sono ancora nelle prime fasi di accrescimento, poiché nei tessuti vegetali è presente il fattore noto come Dimboa, acronimo di 2,4-Dihydroxy-7-methoxy-I,4-benzoxazin-3-one, che mostra effetti tossici per l’insetto. Il fattore Dimboa deriva per idrolisi da uno specifico glucoside contenuto nei tessuti giovani del mais, salvo scomparire negli stadi più avanzati del ciclo colturale.
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