Dall’aria alle piante: più azoto grazie ai batteri
Fondamentale per lo sviluppo delle piante, l’azoto è l’elemento centrale di ogni piano di concimazione. La scoperta dei processi industriali di sintesi dell’ammoniaca, avvenuta agli inizi del ‘900, permise infatti di produrre fertilizzanti azotati in grande quantità, moltiplicando le rese delle colture agrarie. Ciò aprì la strada all’agricoltura moderna, consentendole di assecondare la crescente domanda mondiale di cibo.
L’uso di fertilizzanti azotati presenta però alcune criticità ambientali ed economiche. Fra le prime si colloca l’elevata richiesta di energia per la sintesi stessa dei concimi azotati, fonti quindi di significative emissioni di gas serra. A seguire il loro uso, inoltre, gli eventuali eccessi nel terreno danno origine a fenomeni di lisciviazione dei nitrati verso le acque superficiali e di falda, fatto che ha comportato interventi normativi atti a limitare la concimazione azotata stessa.
Infine, la fertilizzazione azotata grava significativamente sui bilanci aziendali. Fenomeno inaspritosi in special modo a causa della crisi energetica concomitante con gli eventi bellici Russo-Ucraini.
Azoto atmosferico: una risorsa inesauribile
Fatta salva l’importanza agronomica dell’azoto, altre vie sono state recentemente percorse al fine di integrarne i benefici senza aumentarne gli apporti. In tal senso, la fonte più abbondante di questo elemento rimane infatti l’atmosfera di cui l’azoto, con il suo 78%, è il componente più abbondante.
Estrarre azoto dall’aria e trasferirlo alle piante è un processo che in natura già avviene grazie alla simbiosi che si instaura fra le leguminose e i rizobi azotofissatori che si moltiplicano nei loro apparati radicali. Tale beneficio non si registra però con altre colture, come per esempio i cereali.
Azotobacter salinestris – ceppo 9690: la nuova frontiera per la nutrizione azotata
L’attenzione di Syngenta verso la redditività delle aziende agricole, sostenuta comunque nel rispetto dell’ambiente, ha permesso di mettere a punto una gamma di soluzioni innovative a base del ceppo 9690 di Azotobacter salinestris. Questi batteri sono capaci di insediarsi nei tessuti vegetali e di estrarre azoto dall’aria, mettendolo poi a disposizione delle piante stesse. Ciò avviene grazie all’enzima nitrogenasi che lega l’azoto presente nella fase gassosa, interagendo poi con la pianta al fine di favorirne la fissazione a livello fogliare e radicale.
Il ceppo 9690 è stato appositamente selezionato grazie alle peculiarità che lo caratterizzano rispetto ad altri ceppi di questa specie. Per esempio, mostra un’elevata capacità di captazione dell’azoto, migliorando la risposta delle piante agli stress che si possono verificare a fronte di valori non ottimali di pH, oppure di alti livelli di salinità e temperature. Circa queste ultime, il ceppo 9690 di Azotobacter salinestris entra in stasi al di sotto dei -20 °C, trovando il proprio optimum termico fra i 4 e i 10 °C.
I vantaggi del ceppo 9690 di Azotobacter salinestris
Grazie alle proprie caratteristiche peculiari, lo specifico ceppo 9690 di Azotobacter salinestris offre i seguenti vantaggi:
Attivazione delle interazioni con le piante nel volgere di poche ore dall’applicazione.
Veloce moltiplicazione cellulare: in soli sette giorni si moltiplica sino a 100 volte.
Diffusa e omogenea colonizzazione dei tessuti vegetali grazie ai flagelli che ne aumentano la mobilità.
Rapida creazione di biofilm intorno a radici e foglie.
Formazione di cisti che ne aumentano la resistenza a eventuali condizioni avverse in un ampio range di pH (5-9), temperature, UV e salinità.
Plant Growth Promoting: sintesi di acido indolacetico, precursore delle auxine, e di acido gibberellico.
Produzione di siderofori, sostanze dall’azione chelante per il ferro di cui ne aumentano la disponibilità.
Longevità: il ceppo 9690 resta metabolicamente attivo fino a 60 giorni.
Dosi e modalità di impiego
I formulati a base di Azotobacter salinestris (ceppo 9690) si possono applicare sia ai cereali a paglia sia al mais. In entrambi i casi la dose di impiego è di 50 g/ha da diluirsi in 200-300 litri di acqua, mantenendo il pH della miscela fra 5,5 e 6, range ottimale per questi batteri.
Le applicazioni vanno posizionate nei momenti in cui la fisiologia delle piante ne trae il massimo vantaggio. Ciò avviene nel frumento dalla fase di inizio accestimento sino all’inizio della levata. Nel mais i maggiori vantaggi si ottengono somministrando il prodotto quando la coltura si trova fra le 3 e le 6 foglie vere. Tali tempistiche di intervento sono compatibili con le normali applicazioni di erbicidi di post-emergenza di entrambe le colture, semplificando l'operatività dell'azienda agricola e contribuendo anche a contenerne i costi.
I formulati a base di Azotobacter salinestris (ceppo 9690) sono infatti compatibili con la quasi totalità degli agrofarmaci presenti sul mercato e sono conservabili fino a 24 mesi di shelf life, senza refrigerazione.
Un solo intervento, molteplici benefici
L’applicazione di 50 g/ha di Azotobacter salinestris (ceppo 9690) apporta vantaggi stimati pari alla somministrazione di 30-35 unità d'azoto su frumento e di 50-60 unità di azoto nel mais, massimizzando l’efficacia di assunzione dell’elemento grazie alla sua pronta disponibilità all’interno dei tessuti vegetali stessi.
Contestualmente a tale somministrazione, giova anche l’aggiunta di un biostimolante ad azione prebiotica, capace di massimizzare l’efficienza delle piante nello sfruttamento dell’azoto ricevuto.
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