Oidio: monitoraggio e prevenzione

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Tra le numerose malattie fungine che colpiscono le colture floreali e ornamentali, l’oidio è certamente una delle più diffuse. I danni arrecati alle colture hanno un impatto significativo sulla qualità delle piante e ne compromettono la commercializzazione. In questo articolo abbiamo già affrontato l’argomento concentrandoci sulle caratteristiche del patogeno e sulle strategie di difesa da mettere in atto per contenerne gli attacchi: ti invito a leggere l’articolo se non lo hai ancora fatto! Oggi, invece, ci soffermeremo sulle raccomandazioni da seguire al fine di ridurre il rischio dell’insorgenza della malattia e di intervenire tempestivamente per limitare la diffusione del patogeno.

I sintomi dell’oidio possono comparire su tutti gli organi della pianta (foglie, germogli, gemme, boccioli, aculei, peduncoli e fiori) sottoforma di una polvere biancastra formata dall’insieme di micelio, conidiofori e conidi. Un attacco severo può causare una riduzione dell’attività fotosintetica, che influisce negativamente sulla crescita della pianta e contribuisce a una perdita di valore estetico. Gli attacchi precoci, che avvengono quando le giovani piante si trovano nelle fasi inziali di sviluppo, sono da considerare particolarmente pericolosi per la sopravvivenza delle piante stesse.

oidio

A differenza della maggior parte delle malattie fungine, l’oidio non necessita della presenza di acqua allo stato liquido per iniziare il processo di infezione e diffondersi nella coltura. Affinché le spore vengano rilasciate e germinino dando il via all’infezione, non è infatti necessaria la presenza di acqua sulla superficie vegetale. Un’umidità relativa contenuta (50-70%) sarà sufficiente a dare il via e portare a termine il processo infettivo. L’optimum termico delle diverse specie di oidio è compreso generalmente fra 20 e 22 °C, pur mostrando minimi termici che possono arrivare addirittura a soli 3-4 °C, e massimi tollerati fino a 32-34 °C. La primavera e l’autunno sono dunque stagioni altamente predisponenti agli attacchi degli agenti di oidio e in questi periodi l’attenzione deve quindi essere massima.

Perciò, il monitoraggio delle condizioni climatiche e microclimatiche è una pratica da non sottovalutare, specialmente nel caso degli agenti di oidio, i quali, come abbiamo visto, si sviluppano in condizioni particolari e in momenti dell’anno abbastanza circoscritti. La conoscenza della coltura gioca anche un ruolo importante: individuare quali sono le fasi fenologiche durante le quali la pianta è più suscettibile all’oidio ci permetterà di non essere presi di sorpresa e intervenire tempestivamente. La presenza di nuova vegetazione, chiome particolarmente fitte o una densità colturale elevata sono tutti elementi che, in aggiunta alla suscettibilità intrinseca della coltura, rappresentano fattori di rischio da tenere in considerazione e, qualora possibile, limitare tramite l’adozione di corrette pratiche colturali. Tra queste ultime, la pulizia degli ambienti di coltivazione è sicuramente un altro obiettivo da perseguire, e ci permetterà di limitare le fonti di inoculo e di conseguenza la diffusione della malattia.

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Il monitoraggio delle condizioni climatiche e l’attenta e costante osservazione della coltura sono quindi delle pratiche da attuare fin dalle primissime fasi della coltura: esse ci daranno delle informazioni chiave sul rischio associato alla coltura e al patogeno e ci permetteranno, come vedremo in seguito, di intervenire in maniera preventiva ed efficace.

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Author

Alessandro Aquino
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