Gli elementi della difesa integrata
Nell’articolo precedente abbiamo visto cosa si intende per difesa integrata (o IPM), quali sono i principi generali che la caratterizzano, e abbiamo anche visto come la difesa integrata sia contemplata dal nostro ordinamento giuridico. Se non l’hai già fatto, o se non hai ben chiaro il concetto di difesa integrata, ti consiglio di leggere questo articolo prima di andare oltre.
Oggi scopriremo invece quali sono gli elementi chiave dell’IPM e analizzeremo le azioni da mettere in atto per una corretta gestione integrata delle colture. Gli argomenti da trattare sono molti e riguardano tutti gli aspetti del processo produttivo, dalla pianificazione fino all’ottenimento della produzione finale.
Ciclo colturale e condizioni della coltura
Conoscere le caratteristiche della coltura, incluse le fasi fenologiche, è ovviamente un aspetto fondamentale, e per certi versi scontato. Ma individuare le fasi più delicate del ciclo colturale, in funzione non solo della coltura in sé, ma anche degli altri molteplici fattori in gioco (patogeni, parassiti, condizioni climatiche, ecc.), non è un esercizio banale. Ad esempio, alcune specie di insetti utili potrebbero essere poco attive a basse temperature; alcuni agenti di bio-controllo (ad esempio quelli a base di Bacillus sp.) potrebbero invece essere sensibili alle alte temperature e ai raggi UV; infine, è risaputo che patogeni e parassiti causano maggiori danni in determinate condizioni climatiche. Conoscere le caratteristiche della coltura e far coincidere, per quanto possibile, le fasi critiche del ciclo colturale con le condizioni meno predisponenti all’insorgere di stress è sicuramente un grande vantaggio di partenza.
Scelta varietale
Anche se non sempre possibile, è buona norma valutare la disponibilità di varietà resistenti, tolleranti o meno suscettibili alle avversità chiave della coltura in questione. Così facendo, gli interventi tramite i mezzi di difesa (che tratteremo a breve) possono essere ridotti significativamente, con vantaggi importanti come una migliore gestione dei fenomeni di resistenza.
Patogeni e parassiti
Oltre ad un’accurata conoscenza delle caratteristiche della coltura, particolare attenzione dev’essere dedicata ai potenziali patogeni e parassiti che potrebbero danneggiare la coltura. Il primo passo è quello di individuare quali sono le specie chiave, non solo per la coltura ma, come già visto nel primo punto, per la specifica situazione (periodo dell’anno, condizioni microclimatiche, storico delle infestazioni dell’area, ecc.). Grazie a questa analisi, sarà possibile conoscere il rischio associato alla coltura e mettere in atto le pratiche utili per ridurlo al minimo (ad esempio, evitare di far coincidere le fasi più suscettibili della coltura con i periodi predisponenti alle infestazioni).
Il monitoraggio riveste un ruolo primario, in quanto la tempestività d’intervento è la chiave del successo nel controllo di patogeni e parassiti. In azienda, bisognerebbe dedicare a questa pratica grande attenzione, tempo e risorse necessarie. Alcuni strumenti di monitoraggio (trappole cromotropiche e a feromoni) sono semplici ed efficaci da utilizzare, e i risultati facilmente interpretabili. I test diagnostici, particolarmente utili per il riconoscimento di patogeni fungini, ad esempio, permettono di identificare inequivocabilmente l’agente causale della malattia e di intervenire in maniera mirata e sicuramente più efficace.
Insetti utili
In un contesto di difesa integrata, gli insetti utili possono contribuire significativamente alla gestione della coltura, e il loro utilizzo è ormai entrato a far parte dei programmi di difesa. Un’attenta analisi della situazione in azienda è decisiva anche in questo caso. Infatti, è necessario individuare la giusta specie, sia in relazione agli insetti o acari dannosi presenti sulla coltura, sia in relazione alle condizioni agronomiche e microclimatiche dell’area.
Difesa della coltura
Oltre agli insetti utili, trattati in un paragrafo a parte per le loro caratteristiche peculiari, esistono altri mezzi di difesa che caratterizzano la difesa integrata.
Le buone pratiche agronomiche che contribuiscono al mantenimento di un ambiente sano (pulizia, utilizzo di materiale di propagazione igienizzato, lavorazioni del terreno, ecc.), sono un presupposto fondamentale per il successo della difesa delle colture. Piante sane e non stressate, infatti, sono meno suscettibili a malattie e parassiti.
Tra i metodi di difesa, quelli fisici e meccanici rappresentano una prima azione da considerare: tecniche quali la solarizzazione o l’utilizzo di reti anti-insetto possono essere molto efficaci in alcuni contesti.
I mezzi biologici (o meglio di bio-controllo, come impareremo nei prossimi articoli), rappresentano una valida integrazione ai mezzi convenzionali, e sono uno strumento molto utile per il controllo di malattie e parassiti per i quali le soluzioni convenzionali sono limitate. Inoltre, permettono di gestire più efficacemente i fenomeni di resistenza.
I mezzi chimici rappresentano un elemento chiave della difesa integrata e risultano fondamentali nei casi in cui le altre misure di difesa falliscono. Abbandonato il concetto obsoleto di trattamento a calendario, grazie alle moderne tecniche di monitoraggio e agli strumenti decisionali (trappole cromotropiche e a feromoni, test diagnostici, modelli previsionali), i mezzi chimici sono utilizzati in maniera oculata e tempestiva. Inoltre, grazie alla continua innovazione, è oggi possibile selezionare mezzi chimici che siano efficaci, target-specifici e a basso impatto per gli insetti utili.
Spero che adesso l’immagine della piramide della difesa integrata, condivisa nell’articolo introduttivo e riproposta qui sotto, assuma un significato chiaro, e rappresenti una guida per un corretto approccio alla difesa integrata.
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