Controllo della botrite e fitotossicità: come ridurre i rischi

Syngenta per il florovivaismo

Oltre a preservare le colture dai patogeni, si deve prestare massima attenzione ai possibili effetti fitotossici dei trattamenti stessi. Poche e semplici le regole per ridurre i rischi.

La perfezione estetica è il prerequisito irrinunciabile quando si parli di colture floreali e ornamentali. Il mercato penalizza infatti ogni produzione che presenti anche il benché minimo difetto, non solo morfologico, ma anche sanitario. Fiori, foglie e steli devono cioè essere privi di macchie o lesioni, pena il rifiuto all’acquisto. Tali danni, però, possono dipendere non solo dagli attacchi di parassiti e patogeni, bensì possono derivare anche da fenomeni di fitotossicità generati dai trattamenti stessi, qualora non si seguano le raccomandazioni presenti in etichetta. Per ottenere prodotti finali che siano conformi alle richieste del mercato si deve quindi procedere con estrema attenzione contro le avversità, cercando di garantire al contempo la massima selettività delle applicazioni stesse.

Per quanto gli agrofarmaci siano ampiamente testati anche in tal senso, risultando sicuri per le colture nella quasi totalità dei casi, alcune variabili possono lasciare aperta la porta a specifici casi di fitotossicità. Per esempio, non aiuta certo l’estrema variabilità di specie e di varietà che si susseguono e si alternano nelle serre. Il mercato impone infatti una continua ricerca di novità, guardando così a colture sulle quali non è stato possibile testare i prodotti in fase di autorizzazione. Ciò implica la necessità di procedere con estrema prudenza, poiché in alcuni rari casi ciò che risulta selettivo per la quasi totalità delle colture potrebbe non esserlo nei confronti delle ultime varietà arrivate in serra.

Le condizioni ambientali giocano poi un ruolo altrettanto importante, poiché i fenomeni di fitotossicità possono verificarsi grazie alla combinazione non ottimale di temperatura e umidità, specialmente nei confronti di una nuova specie coltivata. Quest’ultima potrebbe infatti subire alterazioni in base al momento stesso dell’applicazione. In tal senso, diviene fondamentale un approccio tecnico di tipo professionale, capace cioè di gestire in modo razionale i rischi derivanti da eventuali fenomeni di fitotossicità.

Controllare la botrite, senza rischi

Una delle patologie che più richiede applicazioni fitosanitarie è la botrite, patogeno capace di infettare una molteplicità di specie e di varietà. I suoi danni, se non prevenuti al meglio, rendono infatti del tutto incommercializzabili le produzioni. Fra le soluzioni antibotritiche, indispensabili per l’ottenimento di produzioni d’eccellenza, si conferma Switch®, la cui efficacia e selettività trae origine dalla formulazione in granuli idrodispersibili, di elevata qualità, come pure dall’accurata selezione dei coformulanti, atti questi a esaltare da un lato l’efficacia delle sue due sostanze attive, ciprodinil e fludioxonil, garantendo dall’altro il massimo rispetto dei tessuti vegetali trattati. All’azione preventiva di fludioxonil, esplicata prevalentemente in superficie, si abbina infatti l’efficacia preventiva/curativa offerta dal comportamento penetrante e sistemico di ciprodinil. L’unione di queste due caratteristiche assicura una protezione di lunga durata contro la botrite, tanto da influire positivamente anche sulla shelf-life stessa delle piante.

Di facile dosaggio e gestione, Switch® risulta ampiamente selettivo verso la quasi totalità delle specie affette da botrite. Ciò non di meno anche per tale prodotto è necessario adottare alcune semplici regole prudenziali, le prime delle quali sono chiaramente indicate nell’etichetta del prodotto, a partire dalla dose massima da non superare, ovvero 1 kg/Ha. Inoltre, anche i volumi di acqua devono essere tali da permettere la bagnatura più omogenea possibile delle piante, grazie a goccioline dalle dimensioni tali da uniformare al meglio la concentrazione di prodotto per unità di superficie trattata. Ciò permette di scongiurare sia eventuali fallanze, sia sovrapposizioni e ristagni. In questi ultimi casi, infatti, possono realizzarsi delle condizioni di sovradosaggio localizzato, sufficienti però a generare danni tissutali che per quanto limitati e circoscritti renderebbero quella pianta inadatta alla vendita. Bene utilizzare quindi volumi non superiori ai mille litri per ettaro, da distribuirsi con ugelli capaci di nebulizzare a sufficienza la miscela fitosanitaria. Quando si realizzano tali condizioni applicative, anche l’asciugatura delle superfici vegetali diviene molto più veloce, limitando in tal modo anche i rischi derivanti dall’effetto “lente” che le goccioline stesse potrebbero favorire. Anche alti tassi di umidità relativa possono aumentare i rischi di fitotossicità verso le colture, specialmente quando tali condizioni si verifichino in concomitanza di temperature elevate. In estate, bene quindi effettuare le applicazioni nelle ore più fresche della giornata, contando sull’elevata efficacia di Switch® anche alle basse temperature.

Altra precauzione da seguire è quella di evitare quando possibile i trattamenti su fiori ormai aperti, a causa della più elevata sensibilità dei petali rispetto a foglie e steli. Quando sia però indispensabile applicare su fiori aperti, è bene effettuare alcuni saggi preliminari su poche piante, al fine di escludere eventuali danni alla coltura. Tale prassi resta peraltro valida anche in senso generale, ogni qual volta si debbano trattare varietà o specie di recente introduzione sul mercato. Per esempio, si sconsigliano i trattamenti a base di Switch® su fiori aperti di Pelargonium spp. e Impatiens spp., due specie per le quali la selettività può variare in funzione delle diverse varietà. Ciò vale a maggior ragione quando si debba applicare Switch® in miscela con altri formulati, in special modo se in forma di emulsioni concentrate. 

Resistenze? No grazie

Seguendo le semplici regole sopra esposte si può garantire alle colture la massima protezione dalla botrite, contando al contempo sulla perfetta selettività dei trattamenti. Per beneficiare a lungo di tali vantaggi è però bene scongiurare gli eventuali fenomeni di resistenza che potrebbero insorgere a seguito dell’uso reiterato e non corretto degli agrofarmaci. In tal senso giocano le due sostanze attive presenti in Switch®, in quanto ciprodinil appartiene alla famiglia chimica delle anilinopirimidine e agisce interferendo con la biosintesi della metionina (Gruppo FRAC 9), mentre fluodioxonil fa capo alla famiglia dei fenilpirroli e inibisce l’attività della chinasi MAP interferendo con i meccanismi di osmoregolazione cellulare (Gruppo FRAC 12). Switch® offre quindi due differenti modalità d’azione, entrambe diverse da quelle proposte dagli inibitori della respirazione mitocondriale, noti anche come QoI, o dagli inibitori della succinato deidrogenasi, gli SDHI.

Efficace, selettivo, flessibile nell’impiego e dall’elevata compatibilità in tank mix, Switch® rappresenta quindi la soluzione ottimale contro la botrite delle colture floreali, sulle quali vanta infatti un’etichetta estremamente ampia e completa.

In considerazione dell’esistenza di numerose nuove varietà delle diverse specie di piante floricole e ornamentali in vaso, è consigliabile effettuare saggi preliminari su un numero limitato di piante, prima di estendere il trattamento ad aree più vaste.

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Author

Alessandro Aquino
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Syngenta Italia