Il controllo della botrite in poche e semplici mosse

Syngenta per il florovivaismo

L’adozione di buone pratiche agronomiche e l’utilizzo dei più opportuni fungicidi permettono di debellare una delle patologie più dannose per molte colture floreali

Ne basta una presenza minima e i danni già si vedono. È la Botrytis cinerea, meglio nota come botrite o muffa grigia, capace di vanificare ogni sforzo fatto dai produttori anche a fronte di infezioni di scarsa entità apparente. Ciò perché nel settore florovivaistico il mercato respinge prodotti che presentino difetti anche minimi. Purtroppo, se trascurata, la botrite può generare anche danni vistosi, richiedendo per tale ragione una cura molto accorta sia dal punto di vista delle pratiche agronomiche da adottare, sia dei più opportuni trattamenti fitosanitari a difesa delle colture.

Molte sono infatti le specie colpite dal patogeno, oltre 200, incluse molte delle più pregiate colture del settore floreale, come rose, garofani, violette, begonie, crisantemo, gerbera, dalia e geranio. Si calcola che a livello globale la botrite causi annualmente danni all’agricoltura compresi in una forbice molto ampia, fra i dieci e i 100 miliardi di dollari. Meglio quindi adottare le più opportune pratiche agronomiche al fine di contenerne la diffusione, come pure di applicare i fungicidi più efficaci per scongiurarne i danni. Questi possono peraltro manifestarsi soprattutto a ridosso della vendita, seguendo uno sviluppo che tende ad accelerare proprio nelle ultime fasi di coltivazione delle piante.

Nel caso dei fiori recisi, per esempio, tali infezioni possono rivelarsi addirittura durante le fasi di stoccaggio o di trasporto, fatto che consiglia quindi di assicurare alle colture la migliore copertura fitosanitaria proprio a ridosso del taglio al fine di prolungare nel tempo la qualità.

Ma non solo i fiori possono essere colpiti dalla botrite. Il patogeno può infatti attaccare tutti gli organi epigei delle piante, soprattutto quelle non ancora lignificate. Quindi anche le piante ornamentali in genere possono patire delle sue infezioni, manifestando macchie necrotiche sulle foglie e sui fusticini, generandosi talvolta disseccamenti nella vegetazione soprastante.

Botrite: una presenza silenziosa

Le condizioni favorevoli offerte dalle serre, in termini di umidità e temperature, permettono alla botrite di permanervi tutto l'anno sia come micelio, sia come conidi o sclerozi su tessuti vivi o morti. Ancora, può essere presente con i propri sclerozi o conidi anche nel terreno, in quanto in esso sono spesso presenti porzioni di piante precedentemente infette e in via di decomposizione. Le fonti di inoculo sono quindi molteplici e durature nel tempo, grazie proprio alle condizioni termiche dell’ambiente di coltivazione: la botrite trova infatti il suo optimum termico fra i 21 e i 25°C, pur adattandosi a un range molto più ampio, ovvero fra i 5 e i 30°C.

Ottimali per il fungo anche le condizioni di umidità relativa, spesso prossima in serra all’optimum del patogeno che risulta superiore al valore del 94%. Ed è proprio l’umidità a esaltare la dispersione delle spore, le quali si fissano sulla superficie vegetale delle piante ospiti in cui prolifereranno poi le ife sia perforando la cuticola, sia attraverso ferite o lesioni. Al contrario di altri patogeni, infatti, la botrite penetra solo raramente attraverso gli stomi fogliari. 

 

Le buone pratiche agronomiche

Poche ma efficaci le pratiche agronomiche da adottare. In primis l’igiene degli ambienti, rimuovendo e allontanando dalle serre le porzioni di vegetazione in corso di decomposizione al fine di ridurre l’inoculo. In secondo luogo, compatibilmente con le esigenze termiche e di umidità delle colture, è bene adoperarsi affinché non si creino temporanee condizioni predisponenti la malattia, come per esempio bagnature delle superfici fogliari e floreali superiori alle 6-8 ore consecutive. A ciò concorre anche la corretta densità delle piante per unità di superficie. L'umidità dell’aria può inoltre essere controllata tramite una corretta gestione della temperatura interna, modulata questa dai sistemi di riscaldamento, come pure dalla più opportuna ventilazione degli ambienti tramite ventilatori e aperture regolabili. Anche l’irrigazione gioca un ruolo importante, richiedendo di essere eseguita minimizzando gli eccessi e i relativi ristagni.

Infine, massima cura va prestata alle piante anche al fine di minimizzare urti e sfregamenti di foglie e fiori, dal momento che tali contatti possono facilitare in seguito la penetrazione del patogeno. Un aspetto oltremodo fondamentale, questo, in caso si siano scelte varietà altamente sensibili, spesso fra le più richieste dai mercati. In funzione quindi delle cultivar prescelte dovranno essere adottate diverse architetture delle piante, agendo anche sulla densità della chioma nonché sulle spaziature stesse.

Concimazione: mai eccedere

Per quanto i fertilizzanti siano fondamentali per ottenere raccolti rigogliosi, il loro uso deve sempre essere commisurato al fine di ottenere una crescita equilibrata dei tessuti vegetali. Eccedere con l’azoto, per esempio, genera rigogli eccessivi, forieri di una maggiore suscettibilità alla botrite. Al contrario, il calcio è generalmente associato a una ridotta suscettibilità al patogeno, proprio perché tale elemento gioca a favore di tessuti più equilibrati e quindi maggiormente resistenti alla degradazione enzimatica operata dalla botrite per perfezionare la penetrazione nell’ospite.

Difesa fitosanitaria mirata

Fatte salve le buone pratiche agronomiche sopra elencate, anche il controllo chimico gioca un ruolo da protagonista nel contenere gli attacchi di botrite a danno delle colture floreali. La difesa fitosanitaria deve essere perciò pianificata e attuata conformemente ai fattori ambientali predisponenti la malattia, prediligendo il più possibile l’approccio preventivo. Ciò consente infatti di controllare il patogeno fin dalle sue primissime fasi, scongiurando soprattutto le brutte sorprese in fase di post-raccolta e di trasporto.

La botrite richiede però anche la massima attenzione in tema di resistenze, necessitando applicazioni di fungicidi che offrano meccanismi d’azione differenti e complementari. In tal senso Switch rappresenta un autentico standard di riferimento contro la muffa grigia su molteplici colture floreali.

Formulato in granuli idrodisperdibili di facile dosaggio e gestione, SWITCH® unisce le qualità di due sostanze attive come ciprodinil e fludioxonil, la cui unione assicura la massima efficacia e durata nel tempo della protezione fitosanitaria. Il fungicida offre infatti meccanismi d’azione differenti da quelli proposti dagli inibitori della respirazione mitocondriale, noti anche come QoI, o dagli inibitori della succinato deidrogenasi, gli SDHI. Inoltre, SWITCH® è dotato anche di attività parzialmente sistemica oltre che di copertura e ciò gli permette di proteggere al meglio i tessuti vegetali anche a cavallo delle infezioni. 

Selettivo nei confronti delle colture e dei più importanti artropodi utili, SWITCH® è quindi la soluzione ottimale per il controllo fitosanitario della botrite delle colture floreali in genere.

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Nota: in considerazione dell’esistenza di numerose varietà delle diverse specie di piante floreali, è consigliabile effettuare saggi preliminari su un numero limitato di piante, prima di estendere il trattamento ad aree più vaste

Author

Alessandro Aquino
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Syngenta Italia