Agrofarmaci e insetti utili possono essere alleati nella difesa delle colture ornamentali?

Syngenta per il florovivaismo

Esistono nel florovivaismo alcuni insetti chiave, come tripidi e ragnetto rosso ad esempio, per i quali lo sviluppo di nuovi agrofarmaci per la protezione delle colture floreali e ornamentali non è sufficiente, nonostante tutti gli sforzi messi in atto da Syngenta e dalle altre industrie del settore. Allo stesso tempo, si sta riducendo il portfolio di soluzioni a disposizione a causa di un sistema regolatorio sempre più stringente. In altre parole, come abbiamo già scritto in un precedente articolo, la nostra “cassetta degli agrofarmaci” per la protezione delle colture floreali e ornamentali si sta progressivamente riducendo.

Per questo motivo è importante utilizzare gli agrofarmaci disponibili e autorizzati, come ad esempio Mainspring, Vertimec o Evure Pro, attuando un’opportuna rotazione, che preveda l’alternanza di trattamenti con principi attivi aventi un diverso meccanismo di azione. In questo modo possiamo mantenere inalterata l’efficacia degli agrofarmaci, evitando la selezione di popolazioni resistenti.

Ma come possiamo gestire un intero programma di difesa alternando un numero minore di agrofarmaci a disposizione? E che cosa possiamo fare per mantenere questi agrofarmaci efficaci nel tempo?

Per far fronte a questa sfida, alcuni florovivaisti (ne conosciamo diversi in Italia) hanno incominciato da tempo a utilizzare con successo la difesa integrata per il controllo di alcuni insetti chiave, una strategia che prevede l’impiego dei cosiddetti insetti utili, definiti “beneficials” in inglese.

Vediamo perché ha senso.

L’utilizzo degli insetti utili richiede senza dubbio un approccio innovativo nell’impostazione del programma di difesa. Gli insetti utili devono essere rilasciati nella serra quando la popolazione dell’insetto dannoso da controllare è bassa.

Prendiamo, ad esempio, il caso di una coltivazione di fiori recisi in serra. All’inizio del ciclo di coltivazione è possibile effettuare un trattamento, che viene definito trattamento di reset e che serve a ridurre l’eventuale popolazione del parassita presente. Questo trattamento deve essere effettuato utilizzando un agrofarmaco che abbia una bassa persistenza e il cui impiego sia compatibile con gli insetti utili.

Tuttavia, alcuni individui della popolazione degli insetti dannosi sopravviveranno (e capita spesso con acari o tripidi) perchè, magari, non sono stati raggiunti dal trattamento, oppure perché resistenti al principio attivo utilizzato (approfondisci qui il tema della resistenza).

Una volta effettuato il trattamento di reset sarà possibile iniziare l’introduzione degli insetti utili, o come si dice in gergo, effettuare il lancio. Dopo il lancio la popolazione di insetti utili inizierà una vera e propria “battuta di caccia” alla ricerca degli insetti dannosi. In questo modo la popolazione degli insetti utili crescerà e sarà in grado di controllare la popolazione dell’insetto dannoso.

 

Il controllo della popolazione dell’insetto dannoso esercitato dai beneficials avviene, ovviamente, anche a discapito degli individui resistenti agli agrofarmaci. Gli insetti utili, infatti, non distinguono tra insetti resistenti o non resistenti ai principi attivi e si cibano di tutti, impedendo di fatto, il diffondersi della resistenza all’interno della popolazione di insetti dannosi delle piante. È questo il grande vantaggio di una strategia di difesa integrata: ottenere un efficace (seppur talvolta temporaneo) controllo della popolazione senza il rischio di generare popolazioni resistenti agli agrofarmaci!

Abbiamo definito il controllo ottenuto dai beneficials efficace e temporaneo. Infatti, gli insetti utili sono in grado di mantenere sotto controllo la popolazione dell’insetto dannoso per un lungo periodo, ma molto spesso, ad un certo punto, l’equilibrio tende ad alterarsi e la popolazione degli insetti dannosi può prendere nuovamente il sopravvento.

Quando l’equilibrio si altera, l’unica opzione disponibile è l’esecuzione di un trattamento con un agrofarmaco che sia in grado di abbassare nuovamente la popolazione dell’insetto dannoso. La sua efficacia sarà garantita perchè, anche qualora sopravvivessero individui meno suscettibili al principio attivo utilizzato, questi verrebbero controllati dall’attività dell’insetto utile.

Possono essere indistintamente impiegati tutti gli agrofarmaci autorizzati per il controllo di un particolare insetto su una specifica coltura floreale e ornamentale?

In questa fase è molto importante assicurarsi che l’agrofarmaco che vogliamo utilizzare sia compatibile con gli insetti utili presenti all’interno della serra, in modo da arrecare loro il minor danno possibile e preservare la loro azione “insetticida”.

Ci rendiamo conto che vi abbiamo fornito soltanto una descrizione generica di cosa significhi impiegare gli insetti utili in una serra, tuttavia riteniamo molto importante che valga la pena almeno pensare a sistemi di difesa integrata che non siano esclusivamente basati sull’impiego degli agrofarmaci. E voi cosa ne pensate?