Frumento: prezzi e previsioni per la raccolta 2024
La stagione cerealicola 2024 ha seguito destini diversi nelle tre macro aree italiane, nord, centro e sud. Se al nord le piogge quasi ininterrotte hanno dato problemi durante la maturazione, anche in termini fitosanitari, al sud la siccità ha generato danni superiori perfino a quelli registrati nel 2022, anno in cui la carenza di piogge depresse le rese in tutto il paese. Anche sul fronte dei prezzi giungono dati insoddisfacenti, inferiori a quelli rilevati in passato.
Le quotazioni a inizio luglio
A inizio luglio i prezzi alla borsa merci di Bologna indicavano una forbice fra 295 e 305 euro alla tonnellata per i frumenti speciali di forza, cioè quelli con un minimo di proteine del 14% e un peso ettolitrico di 79-80 kg/hl. Molto inferiori i teneri classificati come “speciali”, al 12% di proteine, con valori fra 240 e 245 euro alla tonnellata. A scendere, il frumento fino (11% proteine) veniva quotato 220-225 €/ton, il “buono mercantile” oscillava tra 210 e 215 euro e infine il “mercantile” chiudeva verso il basso le quotazioni a soli 193-197 euro alla tonnellata. Circa il frumento duro, presso la borsa bolognese le quotazioni di inizio luglio lo davano fra i 318 e i 323, a fronte di un contenuto di proteine di almeno il 13,5% e un peso ettolitrico di 79-80 kg/hl. Con proteine non superiori al 12% (buono mercantile) tali prezzi scendevano a 307-312 €/ton, mentre il mercantile (11% proteine) restava sotto i 300 euro, con una forbice di 285-295 euro alla tonnellata.
Questi dati risultano inferiori a quelli spuntati nei due anni precedenti: nel 2023 Il frumento duro (13,5% di proteine) veniva pagato infatti 340-350 euro alla tonnellata, mentre il tenero si posizionava vicino ai 280 €/ton. Meglio ancora nel 2022, quando grano duro e tenero toccarono rispettivamente 550 e 400 euro la tonnellata. Quindi, il trend al ribasso non pare mostrare segni di cedimento. Una tendenza ribassista che interessa anche un prezioso sottoprodotto come la paglia, quotata nel luglio 2024 fra i 130 e i 135 euro alla tonnellata, se fornita in grandi balle quadre ad alta densità, mentre nel 2023 oscillava fra i 155 e i 160 euro la tonnellata.
Nel 2024, ancor più che negli anni precedenti, la qualità finale delle produzioni e i contratti di filiera si sono quindi mostrati l’unico baluardo a difesa dei redditi dei cerealicoltori, premiando le scelte più accorte e professionali per quanto riguarda sia la nutrizione, sia la difesa della coltura.
Produzioni in calo in Italia, in crescita all’estero
L’unica macroarea ad aver ottenuto raccolti soddisfacenti è quella del centro Italia, ove proteine, peso ettolitrico e quintali per ettaro hanno per lo più mostrato valori in linea con quelli degli anni precedenti. Patologie fungine e stress da ristagni idrici hanno invece penalizzato il nord Italia, mentre la siccità ha causato perdite che hanno toccato il 70% in alcune zone della Sicilia, oscillando fra il 30 e il 50% in altre aree cerealicole di Calabria, Basilicata e Puglia.
Circa il grano duro le stime provvisorie segnano infatti un -8% rispetto al 2023, media dei cali fra il 10 e il 15% previsti nelle diverse aree produttive italiane. In controtendenza invece le produzioni di grano duro canadesi (+40%), statunitensi (+25%), con leggeri aumenti in altri Paesi tradizionalmente esportatori di grano tenero come la Russia. A tali aumenti è probabilmente legata in parte anche l’attuale conferma del trend negativo dei prezzi registrato in Italia. Ciò induce a pianificare al meglio la prossima campagna di semina, poiché la cura alla coltura potrà fare comunque la differenza in termini sia quantitativi, sia qualitativi. Sempre nella speranza che il meteo non esibisca nel 2025 le medesime asimmetrie patite quest’anno dagli agricoltori italiani.